INTERVISTE

Intervista all’autrice Margherita Cucco

Margherita ci parla di sè
 
Mi chiamo Margherita Cucco, sono nata a Torino e, dopo aver abitato altrove in gioventù, sono tornata a viverci ormai da un quarantennio. Ho quasi settant’anni e, prima di essere una scrittrice, sono un’insegnante in pensione, che ha amato molto il suo lavoro. Ho studiato Lettere e mi sono specializzata in Filologia Classica, ho insegnato soprattutto al liceo scientifico e non mi sono mai sposata: sono un lupo solitario che sta benissimo per conto suo! Da quando sono in pensione mi dedico, oltre che alla scrittura, ai viaggi, che sono un’altra mia grande passione.
 
 Come e quando ti sei avvicinata alla scrittura e perché scrivi.
 
Alla scrittura mi sono avvicinata tardi: stranamente, infatti, ho sempre amato storie e racconti, ho inventato fin da piccola, narrazioni fantasiose partendo dagli spunti più diversi, ma quello era un mio passatempo privato, e l’idea della scrittura letteraria non mi sfiorava. Per anni, poi, sono stata molto presa dal lavoro e da problemi familiari, e così il tempo è passato. Solo all’avvicinarsi dei sessant’anni e della pensione, in seguito alla visione di un film che mi aveva molto colpita, ho sentito l’esigenza irresistibile di scrivere la storia che avevo in mente. Da allora mi succede così: scrivo quando una storia si impossessa di me e mi costringe letteralmente a scrivere, ossessionandomi giorno e notte; è un po’perturbante, ma bellissimo…
 
Di quale genere fanno parte i tuoi romanzi? Ti è venuto spontaneo iniziare con quel genere?
 
In maggioranza i miei romanzi appartengono al genere storico, e credo non potesse essere altrimenti: amo la storia, che è sempre stata la mia materia di studio preferita e quella che insegnavo più volentieri. Potrei dire, però, che i miei sono anche romanzi psicologici e di formazione, perché a me interessano in particolare le ripercussioni degli eventi storici sull’animo dei personaggi, specialmente di personaggi giovani e giovanissimi, che devono crescere confrontandosi con realtà spesso difficili e drammatiche.
 
Dove prendi l’ispirazione?
 
L’ispirazione può venirmi dagli spunti più diversi: come ho detto, il mio primo romanzo è nato sull’onda emotiva suscitata dalla visione di un film; altri sono scaturiti da luoghi e oggetti visti durante i miei viaggi. Un caso particolarissimo è stato quello dei tre libri che mi sono stati ispirati dalla figura del DJ e musicista Tim Bergling/ Avicii, di cui ignoravo l’esistenza e che scoprii soltanto il giorno della sua morte; la musica di questo ragazzo geniale e la sua tragica storia hanno avuto su di me un fortissimo impatto, e anche in questo caso sono stata costretta a scrivere da una forza superiore alla mia volontà.
 
Hai qualche buffa abitudine mentre scrivi? Qualcosa che ti caratterizzi e che fai abitualmente durante la stesura?
 
Mentre scrivo non faccio nulla di particolare, salvo, spesso, ascoltare musica in sottofondo. Piuttosto, è buffo, ma affascinante, il fatto che, quando sono in preda al fervore creativo, i miei personaggi non mi danno tregua, mi assediano anche di notte raccontandomi le loro storie invece di lasciarmi dormire e mi fanno dimenticare di eseguire compiti banali della vita quotidiana, come cucinare o fare le pulizie di casa…
 
Quando inizi un libro hai già la storia delineata in mente? Preferisci una bibbia? Scrivi di getto?
 
Quando inizio a scrivere ho chiari i personaggi, l’inizio e la fine del racconto, ma spesso tutto ciò che succederà fra quei due estremi è ancora nebuloso, e non so attraverso quali passaggi si arriverà al finale. Ovviamente, se scrivo di fatti storici e di personaggi realmente esistiti, devo seguire la falsariga degli eventi, ma non mi è mai piaciuto preparare scalette e cose del genere. La storia cresce dentro di me senza che io me ne renda conto; a un certo momento, pur non avendo ancora le idee chiare su tanti aspetti, sento che devo iniziare. Allora scrivo di getto, ed è come se il racconto mi venisse dettato da qualcuno che ne sa più di me; io mi limito a eseguire gli ordini…
 
Con i tuoi libri tendi a voler lanciare al lettore anche qualche messaggio particolare? Ti chiedo perché ogni autore lascia un po’ della sua anima nei suoi scritti, ma non sempre è esplicito.
 
In tutti i miei scritti, inevitabilmente, c’è un po’ di me; scrivere è anche un modo per farsi conoscere sotto mentite spoglie, facendo emergere alla superficie anche quelle parti di noi che sono solitamente nascoste. Naturalmente, alcuni testi e personaggi mi coinvolgono in modo più profondo, e credo che ciò possa essere avvertito dal lettore. Se c’è un messaggio che si può ricavare dai miei libri, specialmente dai romanzi storici, è qualcosa a cui tengo molto: vale sempre la pena conoscere il mondo e i suoi abitanti, parlare con le persone, chiunque siano, perché anche chi è diverso da noi, o addirittura nemico, è un essere umano con cui possiamo avere qualcosa in comune. Le mie storie, ambientate in epoche di drammatici scontri fra popoli e civiltà, presentano però degli incontri, amicizie e amori che possono nascere a dispetto delle difficoltà e dei pregiudizi. Io non scrivo per lanciare messaggi, io racconto storie, ma credo che questa mia idea meriti considerazione, oggi più che mai.
 
Trovi che la scrittura ti abbia cambiato?
 
Credo di essere sempre la stessa; forse, però, la scrittura mi ha dato un senso di appagamento e una fiducia in me stessa che mi hanno regalato momenti di vera felicità. Sono sempre stata un po’insicura, soprattutto quando si trattava dei rapporti con altre persone, ma ora, meglio tardi che mai, la mia sicurezza è cresciuta, senza diventare presunzione, e questo è bello.
 
Spiegami la sensazione che hai provato quando hai pubblicato il tuo primo libro e spendi qualche parola su di esso.
 
Il mio primo libro è nato, come ho già detto, dalla visione di un film; la storia mi ha colpita, ma io ho sentito il bisogno di focalizzare la mia attenzione non sul personaggio che era al centro della vicenda cinematografica, un centurione romano, ma sull’altro personaggio principale, uno schiavo britanno, insomma un barbaro, come si suol dire. Ho sentito l’esigenza fortissima di rinarrare la storia del film, cambiando però il punto di vista, e poi il progetto si è allargato, ho voluto narrare i precedenti, il modo in cui quel ragazzo era diventato uno schiavo, e poi il seguito, quello che gli accade dopo la vicenda raccontata nel film. Così è nato “Esca il britanno”, un romanzo storico a cui sono profondamente legata. Quando ho avuto il libro fra le mani sono stata quasi incredula, ma soprattutto contenta perché, sia pure tardi, potevo constatare che la mia inguaribile tendenza alla fantasticheria aveva un senso e uno sbocco, insomma una sua logica nell’ordine delle cose; è un po’assurdo esserci arrivata così avanti negli anni, ma ci sono arrivata.
 
 Cosa consiglieresti a chi si avvicina alla scrittura?
 
La mia esperienza è stata piuttosto singolare, e non è detto che valga per tutti; comunque, a un aspirante scrittore suggerirei di non dire mai: “Ora voglio scrivere un romanzo storico, o poliziesco, o sentimentale etc”. Il genere sceglie noi, non siamo noi a sceglierlo, e bisogna iniziare a scrivere quando si sente l’esigenza di farlo e si ha qualcosa che si vuole dire a tutti i costi.
 
Cosa invece consiglieresti ai lettori? Io, ad esempio, di leggere anche i ringraziamenti…sono ricchi di soddisfazione…
 

Ai lettori in genere, non solo a quelli dei miei libri, consiglierei di lasciarsi coinvolgere, di essere in primo luogo “lettori ingenui”, e di passare solo in un secondo momento alle analisi critiche, a meno che non siano di professione critici letterari; anche i critici, però, secondo me devono essere innanzitutto lettori. Consiglierei anche di non saltare a piè pari quelle note introduttive o conclusive in cui l’autore, a volte, rivela qualcosa di sé e del suo processo creativo
 
Quali sono le tue opere? Spendi una breve frase per ogni titolo, se vuoi puoi inserire anche il link di acquisto.
 
I libri finora da me pubblicati sono dieci, cercherò di elencarli sintetizzandone le caratteristiche. Inizio dai romanzi storici: “Esca il britanno”: si svolge nel II secolo dopo Cristo fra la Britannia e Roma, ed è la storia di un giovane britanno che attraverso travagliate vicende realizza la sua educazione intellettuale e sentimentale, conoscendo l’amicizia e l’amore in un mondo diverso dal suo. “Il centurione fortunato”: si svolge nel I secolo d. C. ed è la storia avventurosa, con tratti “gialli”, del drammatico viaggio di un giovane centurione romano alla scoperta di una verità, viaggio che sarà anche un percorso di crescita. “La ragazza che voleva viaggiare”: si svolge nel secolo X e racconta le avventure di una ragazzina alquanto fuori del normale, che diventa donna attraverso difficili esperienze, viaggiando dalle campagne piemontesi alla Francia, fino alla terra dei Vichinghi. “Antenati barbari”: il volume racchiude due romanzi, in cui racconto la storia degli immaginari antenati della mia famiglia. “Il lupo e lo scoiattolo” si svolge all’inizio del V secolo e narra di un guerriero visigoto e di una bambina di origine ebrea, mentre “Un matrimonio longobardo” è ambientato all’inizio del secolo VI e narra la difficile unione fra una ragazza di stirpe latina e un guerriero longobardo. “Anita, una storia romantica” è il mio ultimo libro appena uscito; questa volta è ambientato in Germania, durante la seconda guerra mondiale, ed è la storia di un’adolescente ebrea che finisce a lavorare sotto falso nome in una dimora di aristocratici tedeschi. Poi ci sono due romanzi polizieschi: “Tilde e il violinista” è un giallo “all’inglese” che si svolge nella Torino del 1891. “Consiglio di classe” si svolge in un liceo all’inizio degli anni Duemila, e naturalmente attinge alla mia lunga esperienza di insegnante. Infine, ci sono i tre volumi dedicati a Tim Bergling/Avicii: “Il ragazzo luminoso”, scritto di getto immediatamente dopo la morte dell’artista. “A Study In Darkness e un’altra storia” contiene due scritti, “A Study In Darkness”, che è una mia lettura personale dei testi delle canzoni di Avicii, e “Una settimana di Tim”, che narra un episodio immaginario della sua fanciullezza. “Tim, partitura a due voci”, in cui un episodio della sua vita è raccontato da due voci che si alternano, quella di una ragazza da lui amata e quella di un membro del suo staff, interessato solo ai guadagni del giovane musicista. Tutti i miei libri sono pubblicati da Robin Edizioni, nella collana Robin & Sons.Si possono ordinare in libreria o acquistare su tutte le principali piattaforme di ecommerce, compresi gli stores online di Feltrinelli e Mondadori. Di tutti, tranne dell’ultimo, per cui bisognerà aspettare un paio di mesi, sono disponibili anche le versioni digitali.
 
 Hai qualche progetto futuro che potrei seguire e che vorresti annunciare a chi legge?
 
Durante l’estate appena trascorsa ho scritto un altro romanzo, che uscirà nel 2024. Anche questa vicenda si svolge durante la Seconda guerra mondiale, ma in Italia, nelle terre del Cuneese in cui sono le origini della mia famiglia, e anche qui i protagonisti sono molto giovani, costretti a confrontarsi con la realtà della guerra e a fare scelte difficili e dolorose. Le guerre dei giorni nostri mi hanno fatto ripensare alle guerre del passato e mi hanno dato un forte impulso a scrivere i miei ultimi due romanzi.
 
Indica le tue pagine social / blog…così da poterti far seguire…
 

Io sono assai poco social; non ho un blog, né un sito web, non sono su Instagram… Ho un profilo Facebook a mio nome e una pagina Facebook, “Margherita la Scrittrice”. https://www.facebook.com/profile.php?id=100046306580883
Vorrei potermi sbizzarrire con i link, ma in questo ambito sono una totale incapace! Nessuno è perfetto…
 
Il romanzo “Anita, una storia romantica” di Margherita Cucco è pubblicato da Robin Edizioni, per la sezione Robin&Sons.
Può essere ordinato in tutte le librerie ed è disponibile negli store online.
Link per l’acquisto Amazon: https://amzn.to/3QmCNaq
 

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